Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, a norma dell’articolo 6 della legge 28 novembre 2005, n. 246
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Preambolo
1 Divieto di discriminazione e parità di trattamento e di opportunità tra donne e uomini, nonché integrazione dell'obiettivo della parità tra donne e uomini in tutte le politiche e attività.
2Promozione e coordinamento delle politiche di pari opportunità decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, articolo 5
3ABROGATO
4ABROGATO
5ABROGATO
6ABROGATO
7ABROGATO
8 Costituzione e componenti legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 5, commi 1, 2, 3, 4, e 7
9Convocazione e funzionamento legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 5, commi 5 e 6
10 Compiti del Comitato.
11ABROGATO
12Nomina decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 196, articolo 1, comma 1; articolo 2, commi 1, 3, 4
13Requisiti e attribuzioni decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 196, articoli 1, comma 2, 2, comma 2
14 Mandato.
15 Compiti e funzioni.
16 Sede e attrezzature.
17 Permessi.
18 Fondo per l'attività delle consigliere e dei consiglieri di parità.
19 Conferenza nazionale delle consigliere e dei consiglieri di parità.
19-bis Disposizione transitoria.
20Relazione al Parlamento
21ABROGATO
22ABROGATO
23Pari opportunità nei rapporti fra coniugi
24Violenza nelle relazioni familiari
25Discriminazione diretta e indiretta legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 4, commi 1 e 2
26Molestie e molestie sessuali legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 4, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater
27
28Divieto di discriminazione retributiva legge 9 dicembre 1977, n. 903, articolo 2
29Divieti di discriminazione nella prestazione lavorativa e nella progressione di carriera legge 9 dicembre 1977, n. 903, articolo 3
30Divieti di discriminazione nell'accesso alle prestazioni previdenziali legge 9 dicembre 1977, n. 903, articoli 4, 9, 10, 11 e 12
30-bis Divieto di discriminazione nelle forme pensionistiche complementari collettive. Differenze di trattamento consentite.
31Divieti di discriminazione nell'accesso agli impieghi pubblici legge 9 febbraio 1963, n. 66, articolo 1, comma 1; legge 13 dicembre 1986, n. 874, articoli 1 e 2
32ABROGATO
33ABROGATO
34ABROGATO
35Divieto di licenziamento per causa di matrimonio legge 9 gennaio 1963, n. 7, articoli 1, 2 e 6
36Legittimazione processuale legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 4, commi 4 e 5
37Legittimazione processuale a tutela di più soggetti legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 4, commi 7, 8, 9, 10 e 11
38Provvedimento avverso le discriminazioni legge 9 dicembre 1977, n. 903, articolo 15; legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 4, comma 13
39Ricorso in via d'urgenza legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 4, comma 14
40Onere della prova legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 4, comma 6
41Adempimenti amministrativi e sanzioni legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 4, comma 12; legge 9 dicembre 1977, n. 903, articolo 16, comma 1
41-bis Vittimizzazione .
42Adozione e finalità delle azioni positive legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 1, commi 1 e 2
43Promozione delle azioni positive legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 1, comma 3
44 Finanziamento.
45Finanziamento delle azioni positive realizzate mediante la formazione professionale legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 3
46Rapporto sulla situazione del personale legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 9, commi 1, 2, 3 e 4
46-bis Certificazione della parità di genere.
47Richieste di rimborso degli oneri finanziari connessi all'attuazione di progetti di azioni positive decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 196, articolo 10, comma 1
48Azioni positive nelle pubbliche amministrazioni decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 196, articolo 7, comma 5
49Azioni positive nel settore radiotelevisivo legge 6 agosto 1990, n. 223, articolo 11
50Misure a sostegno della flessibilità di orario
50-bis Prevenzione delle discriminazioni.
51Tutela e sostegno della maternità e paternità
52Principi in materia di azioni positive per l'imprenditoria femminile legge 25 febbraio 1992, n. 215, articolo 1, commi 1 e 2
53Principi in materia di beneficiari delle azioni positive legge 25 febbraio 1992, n. 215, articolo 2, comma 1
54Fondo nazionale per l'imprenditoria femminile legge 25 febbraio 1992, n. 215, articolo 3, comma 1
55Relazione al Parlamento legge 25 febbraio 1992, n. 215, articolo 11
55-bisNozioni di discriminazione
55-terDivieto di discriminazione
55-quaterParità di trattamento tra uomini e donne nei servizi assicurativi e altri servizi finanziari
55-quinquiesProcedimento per la tutela contro le discriminazioni per ragioni di sesso nell'accesso a beni e servizi e loro fornitura
55-sexiesABROGATO
55-septies Legittimazione ad agire di associazioni ed enti
55-octies Promozione del principio di parità di trattamento nell'accesso a beni e servizi e loro fornitura
55-novies Ufficio per la promozione della parità di trattamento nell'accesso a beni e servizi e loro fornitura
55-decies Relazione alla Commissione europea
56Pari opportunità nell'accesso alla carica di membro del Parlamento europeo legge 8 aprile 2004, n. 90, articolo 3
57Disposizioni abrogate
58Disposizioni finanziarie

Decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, Articolo 37

Articolo 37
Legittimazione processuale a tutela di più soggetti (legge 10 aprile 1991, n. 125, articolo 4, commi 7, 8, 9, 10 e 11

1. Qualora le consigliere o i consiglieri di parità regionali e, nei casi di rilevanza nazionale, la consigliera o il consigliere nazionale rilevino l'esistenza di atti, patti o comportamenti discriminatori diretti o indiretti di carattere collettivo in violazione dei divieti di cui al capo II del presente titolo o comunque nell'accesso al lavoro, nella promozione e nella formazione professionale, nelle condizioni compresa la retribuzione, nella progressione di carriera, nonché in relazione alle forme pensionistiche complementari collettive di cui al decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, anche quando non siano individuabili in modo immediato e diretto le lavoratrici o i lavoratori lesi dalle discriminazioni, prima di promuovere l'azione in giudizio ai sensi dei commi 2 e 4, possono chiedere all'autore della discriminazione di predisporre un piano di rimozione delle discriminazioni accertate entro un termine non superiore a centoventi giorni, sentite, nel caso di discriminazione posta in essere da un datore di lavoro, le rappresentanze sindacali aziendali ovvero, in loro mancanza, le associazioni locali aderenti alle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Se il piano è considerato idoneo alla rimozione delle discriminazioni, la consigliera o il consigliere di parità promuove il tentativo di conciliazione ed il relativo verbale, in copia autenticata, acquista forza di titolo esecutivo con decreto del tribunale in funzione di giudice del lavoro.
2. Con riguardo alle discriminazioni di carattere collettivo di cui al comma 1, le consigliere o i consiglieri di parità, qualora non ritengano di avvalersi della procedura di conciliazione di cui al medesimo comma o in caso di esito negativo della stessa, possono proporre ricorso davanti al tribunale in funzione di giudice del lavoro o al tribunale amministrativo regionale territorialmente competenti.
3. Il giudice, nella sentenza che accerta le discriminazioni sulla base del ricorso presentato ai sensi del comma 2, oltre a provvedere, se richiesto, al risarcimento del danno anche non patrimoniale, ordina all'autore della discriminazione di definire un piano di rimozione delle discriminazioni accertate, sentite, nel caso si tratti di datore di lavoro, le rappresentanze sindacali aziendali ovvero, in loro mancanza, gli organismi locali aderenti alle organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative sul piano nazionale, nonché la consigliera o il consigliere di parità regionale competente per territorio o la consigliera o il consigliere nazionale. Nella sentenza il giudice fissa i criteri, anche temporali, da osservarsi ai fini della definizione ed attuazione del piano.
4. Ferma restando l'azione di cui al comma 2, la consigliera o il consigliere regionale e nazionale di parità possono proporre ricorso in via d'urgenza davanti al tribunale in funzione di giudice del lavoro o al tribunale amministrativo regionale territorialmente competenti.
Il Tribunale in funzione di giudice del lavoro adito
, nei due giorni successivi, convocate le parti e assunte sommarie informazioni, ove ritenga sussistente la violazione di cui al ricorso, con decreto motivato e immediatamente esecutivo oltre a provvedere, se richiesto, al risarcimento del danno anche non patrimoniale, nei limiti della prova fornita, ordina all'autore della discriminazione la cessazione del comportamento pregiudizievole e adotta ogni altro provvedimento idoneo a rimuovere gli effetti delle discriminazioni accertate, ivi compreso l'ordine di definizione ed attuazione da parte del responsabile di un piano di rimozione delle medesime. Si applicano in tal caso le disposizioni del comma 3.
Contro il decreto è ammessa, entro quindici giorni dalla comunicazione alle parti, opposizione avanti alla medesima autorità giudiziaria territorialmente competente, che decide con sentenza immediatamente esecutiva.
La tutela davanti al giudice amministrativo è disciplinata dall'articolo 119 del codice del processo amministrativo.
5. L'inottemperanza alla
sentenza di cui al comma 3 e al comma 4
, al decreto di cui al comma 4 o alla sentenza pronunciata nel relativo giudizio di opposizione è punita con l'ammenda fino a 50.000 euro o l'arresto fino a sei mesi e comporta altresì il pagamento di una somma di 51 euro per ogni giorno di ritardo nell'esecuzione del provvedimento da versarsi al Fondo di cui all'articolo 18 e la revoca dei benefici di cui all'articolo 41, comma 1.